lunedì 10 febbraio 2014

Musica # 2 - Innocent when you dream


It's such a sad old feeling
the fields are soft and green
it's memories that I'm stealing
but you're innocent when you dream


Innocent when you dream - Tom Waits


“I learned this song when I was a child....it’s a lie”. Tom Waits inizia così “Innocent when you dream”, in una delle versioni live che si può trovare su You Tube, continua per un po’, raccontando aneddoti poco probabili fino a quanto inizia a cantare, con quella voce da orco tabagista, di campanili, prati soffici e verdi, e di illusioni.



Il brano si trova in "Frank's wild years", uno dei vari album capolavoro che Tom Waits sfornò negli anni '80, la canzone viene inserita in due versioni, quella standard (Barroom) nel lato A del vinile, e quella registrata nel 78, quasi 10 anni prima, nel lato B.
Immagino dovesse piacere molto, ed il pezzo effettivamente è uno di quelli che ti si appiccica addosso, per non andarsene più.
Suona come una ninna nanna per alcolisti romantici, con quelle immagini cantate da Tom Waits che sembrano uscire dalle casse dello stereo per materializzarsi davanti ai tuoi occhi.
Non ho idea del motivo che ha spinto Tom Waits ad iniziare quel brano live con tutta la pantomima sulle bugie, forse la necessità di preparare il pubblico alle illusioni create da questo pezzo.

Dal canto mio ho sempre pensato che una bugia sia come una partita di tennis, bisogna almeno essere in due perché funzioni: chi la racconta e chi ci crede, le motivazioni però possono essere diverse.

Si racconta una bugia per amore, per convenienza, per pigrizia o stupidità, oppure semplicemente per il gusto di farlo. Chi ci crede invece di solito lo fa perché lo vuole, perché, anche se improbabile, preferisce la storia raccontata dalla bugia alla realtà.
Credi all'amore della tua vita, che ti guarda e ti dice che le cose si sistemeranno, mentre sai che tutto si sta sfasciando, e ti resteranno un po' di ricordi e un mucchio di macerie per ricominciare.
Credi al dottore che dopo aver visitato tuo padre ti racconta che andrà tutto bene, ma quando lo accompagni alla porta, scorgi dal suo sguardo che non è così, e vorresti non averlo capito.
Credi che la meringata sia un dono divino, che non faccia male, e una volta alla settimana, come in un rito laico, te ne mangi 4 etti (in questo caso, nemmeno troppo raro, chi racconta la bugia e chi ci crede sono la stessa persona).

Come ogni bambino, anche io amavo gli animali, quando avevo 10 anni un mio cugino, molto più grande di me (al punto che aveva un figlio quasi della mia età) mi disse che, il giorno dopo, sarebbe riuscito a portare un cavallo sotto casa mia.
Un cavallo in carne ed ossa, a Venezia! Incredibile, ero il bambino più fortunato del mondo.
Confidai quello che doveva essere un segreto ad un paio di miei amici, ai quali diedi appuntamento per la mattina successiva.

Ero così elettrizzato che quella notte dormii a stento. Il giorno dopo, alle 7 del mattino, eravamo già sotto casa mia, mio cugino disse di aspettare un momento, che sarebbe tornato subito con il cavallo.
Dopo un paio di minuti arrivò scuro in volto, ci disse che il cavallo era scappato, e ci portò a vedere le briglie ancora attaccate ad portone.
La mia delusione fu enorme, ci misi un po' (forse troppo per la mia età) a capire che il cavallo non era mai esistito, e che si era trattato semplicemente di uno scherzo. Feci la figura dello stupido credulone, ma il mio desiderio di accarezzare un cavallo, la mia voglia di credere a quella bugia, era di gran lunga maggiore della mia volontà di capire la realtà.
Mio cugino si divertì un sacco, tutti mi presero in giro per giorni, poveri illusi, come se loro non avessero bugie alle quali ogni giorno credere. Dopo tutti questi anni perà non ho mai capito che soddisfazione potesse dare ad un adulto prendere in giro un bambino.

Inutile dire che non bastò quella delusione per farmi smettere di sognare l'incontro con un cavallo tra le calli di Venezia, e anche adesso, ogni tanto giro l'angolo di una calle apettandomi una sorpresa.
Invece quel mio cugino lo incrocio ancora, non credo nemmeno si ricordi più dello scherzo "geniale" che mi fece, in compenso però, a giorni alterni, esce dall’edicola con “Il Giornale” e “Libero” belli in evidenza sotto il braccio. 
Io almeno avevo un sogno grande come un cavallo, ma Feltri e Belpietro, che sogno gli potranno mai raccontare?







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